Un bel ritratto di Fabio Danti con la sua Skoda Octavia (© Nicola Biondo)



E' difficile dover scrivere qualcosa su Fabio Danti che non sia già stato scritto o detto altrove, senza scadere nella banalità. Sta di fatto che sono ormai più di vent'anni che il mondo delle corse automobilistiche ha dovuto fare a meno di lui, delle sue scalate spettacolari, delle sue staccate sempre al limite, delle sue vittorie e della sua simpatia.
Troppo presto ci lascia, a soli 33 anni, disintegrato con la sua Osella contro un albero a poche decine di metri dall'appuntamento con la vittoria, l'ennesima e ormai certa, a una triste e maledetta "Caprino-Spiazzi" il 3 giugno del 2000.
Fabio era un fuoriclasse. Il suo conterraneo Mauro Nesti (come lui di San Marcello Pistoiese), il plurititolato "Re della Montagna" lo sapeva bene: gli aveva messo gli occhi addosso e lo aveva inquadrato come suo "erede" sportivo. Effettivamente era sulla buona strada: nel 1994 con una Lucchini aveva già vinto il suo primo Campionato Italiano assoluto, dopo solo pochi anni di apprendistato (militando anche nei rallies) con una Renault 5 GT Turbo in cui si era messo in evidenza e molti, forse ancor prima di Nesti, avevano intravisto in lui aveva quella marcia in più che aveva rispetto agli altri.





1993: con la Lucchini vola verso Borno e finisce 3° assoluto, subito dietro al vincitore Nesti e a Irlando
(foto da fonte ignota)


Quando si va a leggere la classifica di una gara a cui ha preso parte con quella R5 Turbo, non c'è bisogno di cercare molto: lui è lì, lo si trova subito al 1° posto di Classe (anche a Borno, nel 1991). Ma da subito, anche con l'immediato passaggio alle vetture Sport-Prototipo, non si lascia mettere dietro facilmente. Anche in Vallecamonica nel 1993 lo aspettiamo al varco, abbiamo letto cose straordinarie su di lui. Non delude: pur non vincendo, con una Lucchini non tra le più aggiornate del lotto si installa subito sul podio, alle spalle del duo di testa Nesti e Irlando, che si giocano il Campionato Italiano.

Come detto, Danti non si fa attendere e centra il titolo nazionale al secondo tentativo. Potrebbe sbaragliare la concorrenza anche nel 1995, senonchè decide di prender parte al Campionato Europeo. Che vince, subito e per due volte consecutive: nel 1995 sempre con la Lucchini-BMW CN e nel 1996 con una Osella PA20-S BMW.






Edizione 1996: la vittoriosa cavalcata di Danti con l'Osella PA20-S (foto Benedetti)



E' talmente veloce che quasi non si fa nemmeno in tempo a fotografarlo: si rimane rapiti dai suoi passaggi dal vero, al punto che ci si ricorda di scattare quando ormai è già sparito dalla nostra vista.

L'impresa alla "Malegno-Borno" Europea del 1996 è da manuale: impegnato anche nel programma ufficiale della Casa automobilistica Skoda, decide di fare la scalata due volte. Così, dopo aver tagliato il traguardo di Borno con la Skoda Felicia, vincendo la Classe 1 del Gruppo "Supersalita", sale su un elicottero e si fa riaccompagnare a Malegno dove, alla partenza, lo attende la sua Osella già schierata per ripartire vittorioso. Su due manches, un totale di quattro salite da Malegno a Borno.

Con la Skoda fa altre due stagioni, portando la Octavia Wagon a livelli stratosferici e dando spettacolo ovunque vada. Sull'asciutto, sotto la pioggia, Danti sembra imbattibile: nel 1997 in un Trofeo Vallecamonica segnato dal maltempo conquista un insperato 2° posto assoluto dietro all'Alfa Romeo 155 di Antonino La Vecchia. In quell'anno la Skoda lo porta persino al Rally di Sanremo (prova italiana del Mondiale) e neanche a farlo apposta, vince la Categoria. Poi ancora a Borno, nel 1998 di nuovo con la Skoda Felicia replica il successo di Classe come nel 1996.

Torna di nuovo, nel 1999, con la Octavia Wagon ufficiale Skoda. A Borno stavolta sono dolori per tutti, non solo vince la Classe ma fa suo anche l'intero Gruppo "Supersalita". Le vittorie si susseguono anche nelle altre gare in salita, ovunque.






1999 - L'ultima grande salita a Borno di Fabio Danti con la Skoda Octavia Wagon


Fabio ormai è divenuto il più forte scalatore del momento, ha anche scalzato il grande Nesti dal suo indiscusso status di "Re della Montagna" e si appresta a diventare il migliore di tutti i tempi.
Esaurito l'impegno con la Skoda, decide che è il momento di tornare in gioco con le vetture Prototipo (anche se in realtà anche nel biennio 1998-99 qualche gara l'aveva fatta, sia con una Breda-BMW che con un'Osella, con tre vittorie assolute). Così, con Enzo Osella, mette a punto un nuovo programma di stagione con i fiocchi che promette molto bene. Fino a quel 3 giugno 2000, quando proprio sotto gli occhi del costruttore torinese, la bianca Osella cambia traiettoria e porta Fabio incontro al suo tragico destino.
In un secondo è la fine di tutto. Lo shock che scuote l'ambiente è devastante: da allora, niente sarà più come prima.






3 giugno 2000 (foto di Rolando Testolin)