Disegno e articolo di Roberto Salvetti
Vale la pena prendere ad esempio
proprio il 1964: diventavano famosi artisti come Bobby Solo o
Gigliola Cinquetti (mentre gruppi storici come i Nomadi o i
Pooh erano ancora "in embrione", figuriamoci i Pink Floyd...);
in politica vi era la dipartita -proprio nei giorni a ridosso
della prima Malegno-Borno- dell'allora segretario PCI Palmiro
Togliatti; il pontefice allora in carica era il bresciano
Montini ossia Paolo VI, mentre il Capo di Stato era Antonio
Segni. Usciva il primo film dei Beatles (A hard day's night)
mentre Nelson Mandela finiva imprigionato in carcere con la
prospettiva di rimanerci a vita (per fortuna la sua storia ha
avuto poi un esito migliore), mentre la splendida Marilyn
Monroe aveva lasciato questo mondo già da un paio di anni.
Un tratto del percorso che da Malegno porta a Borno, periodo precedente l'asfaltatura. Sono visibili i "due ponti" (da qui il nome con cui è noto questo tornante) (foto © Archivio Magnolini - Lombardia Beni Culturali)
I miei ricordi più belli sono quelli che iniziano dalla prima metà degli anni '70, quando ancora ci si accontentava con poco e nei bar di paese si poteva scegliere solo tra "panino o toast", tra il cono di "gelato sciolto" o il "gelato al biscotto", "spuma nera" o "spuma arancio" (per la bottiglietta vi era la cauzione di cento lire da pagare in anticipo, che si riaveva indietro solo dietro la restituzione del vuoto), oppure la ormai dimenticata caraffa di gazosa in cui scioglievamo un ghiacciolo alla menta. In quegli anni vedevo arrivare le prime bottiglie di aranciata "Fanta" (con cui in omaggio davano un "mini-puzzle" che raffigurava disegni variopinti con dei sorridenti "labbroni animati"), i bambini indossavano le magliette di "Yuppi Du" o di "Piange il telefono" (grandi successi nei juke box di quel periodo). Nei giorni di gara circolavano degli incaricati che si facevano a piedi tutto il tracciato per vendere al pubblico l'elenco degli iscritti (che costava quasi quanto un pranzo in trattoria): a fine gara andavo poi per i prati a fare rastrellamento nel tentativo di recuperarne "agratis" una copia dimenticata da qualcuno, purchè ancora in buono stato. Già al venerdì mattina comparivano le prime tende canadesi (rigorosamente due posti: romanticamente immagino qualche cinquantenne di oggi, magari nato da quelle belle occasioni...), in tanti già respiravano l'atmosfera della "Malegno-Borno" sin dalle prime fasi, quelle delle verifiche tecniche: si potevano già ammirare le vetture nelle loro infinite ricognizioni -oggi proibite- su e giù per il tracciato tra sgassate di acceleratore, grattate di marce che non entravano, scie odorose di ricinato lasciate dalle Simca R2, le A110 Alpine 1600, le Alfa Romeo Gta e le tantissime Giannini e Abarth 595 e 1000. Poi ancora, le protezioni ai guard-rail: barriere composte da gialle e odorose balle di paglia, che spesso non arrivavano a domenica poichè nelle fresche notti di fine agosto/metà settembre qualcuno usava dar loro fuoco per scaldarsi... se qualcun altro non aveva già provveduto a imboscarsele nella propria stalla, per ricavarci il giaciglio del maiale o delle galline.
Il folto pubblico degli anni '60 (© Museo Camuno della Fotografia Storica)
Le vetture derivate di serie utilizzate da molti aspiranti piloti di allora -ed è stato così fino praticamente a tutti gli anni '80- erano in alcuni casi le stesse con cui si recavano al lavoro di tutti i giorni, mentre le Gran Turismo o le Sport arrivavano in Valle celate da un telo -che ne lasciava giusto intuire le silhouette- su dei rimorchietti in cui c'era lo stretto necessario per l'assistenza (un treno di gomme da asciutto e uno da pioggia, la cassetta degli attrezzi e poco altro): ricordo anche di aver visto arrivare una "700 Giannini" (le Fiat 126 di Gruppo 5, per intenderci) sul pianale di un piccolo pulmino Volkswagen che per farla scendere doveva scivolare con le ruote su due assi di legno. Una vettura ammaccata da qualche incidente in prova non dava per vinto il pilota: se il trittico "ruote-motore-cambio" funzionava ancora, non era raro vederla riapparire il giorno dopo in gara, con ammaccature ancora evidenti sulla carrozzeria oppure con un fanale "guercio". Solo in apparenza poteva sembrare tutto improvvisato, ma così non era. Con il passare del tempo il progresso tecnologico ha fatto passi enormi: siamo così passati da leggende metropolitane come le candele "picchiate dentro col martello" a veri e propri caravan completi di modulo abitabile (doccia e gabinetto compresi), assistenza meccanica e logistica (vere e proprie "officine itineranti" in cui non manca davvero nulla), dotazioni di sicurezza e regolamentari in costante aggiornamento (con buona pace del portafogli di chi aspira ad avviare una carriera agonistica con sacrificio), fino alla figura delle "ombrelline", che da qualche anno sono divenute una presenza fissa sulla linea di partenza, con l'intento di appagare l'occhio non solo di chi è appassionato di tornanti ma anche... di curve!
Tutto
questo è la "Malegno-Ossimo-Borno" del "terzo
millennio": vetture sempre più evolute e performanti per
piloti oggi forse meccanicamente più "assistiti"
rispetto a ieri, ricambio generazionale di spettatori e
innovazioni di ogni tipo, anche di comunicazione grazie
ai "social network" che con immediatezza forniscono
informazioni di ogni sorta. Ma il fascino che attira
pubblico da oltre mezzo secolo rimane immutato: anno
dopo anno, la gara camuna rinnova la sua sfida con il
tempo senza mai accusarne il peso.
1972 - Quando ai concorrenti era consentita la ricognizione pre-gara (anche con le vetture Sport!)
(Foto Gilberti - Malegno)